mercoledì 20 giugno 2007

ISABELLA

Ecco un raccontino fresco fresco che ho scritto stamattina. Si tratta di un "compito" per una serie tv che stiamo sviluppando per Rai1 (come esercitazione, si intende!).

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Non ho mai detto “ti amo” a qualcuno. O meglio, l’ho detto. È stato giusto ieri, e vorrei non averlo mai fatto. È stato orribile.
Non che io sia una romantica, non sono per niente il tipo da rose e violini anzi, la mia idea di felicità perfetta è un cheesburger e una porzione di patatine fritte. Adoro la mia libertà, e il pensiero che un giorno potrei prendere e partire per l’America, quindi potete capire benissimo quanto dire “ti amo” a qualcuno sia per me una cosa estremamente seria: una specie di contratto sentimentale senza scadenza.
Non ero preparata a dirlo, ieri sera. Semplicemente mi è scappato di bocca. Devo aver avuto un’aria strana quando l’ho detto, perché Cristian si è fermato con la forchetta a mezz’aria e mi ha squadrato come se mi vedesse per la prima volta in vita sua. È stato una specie di flusso di coscienza: “Non ho molta voglia di andare alla festa stasera, amore”. Amore? Amore?? Come ho potuto scambiare “Cristian” con “amore”? Neanche avesse un nome difficile da ricordare! Però nel momento stesso in cui l’ho chiamato così mi sono resa conto della verità, e cioè che lo amo davvero. Vedergli quell’espressione sconvolta stampata in faccia deve avermi spinto a farfugliare qualche giustificazione per il nomignolo incriminato, qualcosa tipo: “Ecco io… non è che volessi dire… in effetti il punto è… non so, è che io ti amo”. E a quel punto è piombato il gelo. Cristian continuava a guardarmi con gli occhi spiritati: in quel preciso istante ho realizzato quello che avevo appena fatto. Oddio, gli ho DAVVERO detto che lo amo!
Una sorta di pace mi ha invasa nel giro di un secondo, non avevo fatto niente di male dopo tutto, gli avevo semplicemente detto quello che provavo per lui. In una coppia è normale no? Le coppie vere se lo dicono, e sembrano felici quando se lo dicono. Allora perché Cristian se ne stava lì con l’aria di chi preferirebbe essere su un altro continente, meglio ancora morto, piuttosto che aver sentito quello che ha sentito?
Poi una terribile supposizione: e se stesse cercando il modo di dirmi che lui non mi ama senza ferirmi? Così gli ho domandato: “Beh? Tu non hai niente da dirmi?”.
Lui continuava a non muovere nemmeno un muscolo. “Io ti dico che ti amo e tu non mi rispondi niente??” cominciavo ad essere furiosa.
Finalmente Cristian si è risvegliato dal suo sonno, ha fatto un patetico tentativo di cambiare discorso: “Dai Isa che stasera ci divertiamo alla festa, passo da te per le sette ok?” Ha fatto finta di non aver sentito, per di più evadendo le mie domande e parlando di stupide feste! Era troppo, non potevo vederlo un secondo di più. Gli ho detto che, per quanto mi riguardava, poteva passare la sua ultima serata a Ferrara da solo anzi, meglio, con quegli imbecilli dei suoi amici. Poi me ne sono andata.
Quando sono arrivata a casa mi sono buttata sul letto. Pensate che io abbia pianto? Non mi conoscete bene. Ero piena di rabbia e per calmarmi ho ridotto in pezzettini minuscoli tutti gli opuscoli di take away che stavo collezionando da un po’. Pessima mossa, ma mi ha schiarito la mente. Cristian non mi amava, e su questo non avevo praticamente dubbi. Però non gli avevo neanche lasciato il tempo di spiegarmi… Si dice che chi ama è comprensivo, e io lo amo. Non volevo che ci lasciassimo in quel modo orribile, quindi ho deciso che avrei provato a parlargli: magari saremmo riusciti a sistemare le cose. Chi ha detto che non si sarebbe potuto innamorare di me con il tempo, dopo tutto?
Allora sono andata alla festa, ieri sera. Lui c’era, ed evidentemente non mi aspettava. Era altrettanto evidente che non mi amava, e che neanche tra diecimila anni si sarebbe potuto innamorare di me, dato che se ne stava lì, praticamente appiccicato ad una biondona, con tutti i suoi amici attorno che fischiavano e ululavano.
È che non ho mai fatto una classifica dei momenti più umilianti della mia vita, altrimenti questo l’avrebbe rapidamente scalata e si sarebbe piazzato al primo posto. Ammetto che lì per lì avrei voluto correre via, o sprofondare al centro della terra, o prendere uno per uno i suoi amici e schiaffeggiarli, ma non ho fatto niente di tutto ciò. Mi sono rinchiusa in bagno per una ventina di minuti e ho cercato di raccogliere tutto il sangue freddo di cui disponevo, poi sono uscita a cercare Cristian. Con la bionda aveva già finito a quanto pare, perché se ne stava tutto solo in un angolo con una birra mezza vuota in mano. Mi sono avvicinata a lui, gli ho sorriso e gli ho detto semplicemente: “Allora… fai buon viaggio e non stancarti troppo a Milano, con tutto quel via vai…” di donne, ho aggiunto mentalmente.
“Quando torno ci vediamo?” ha domandato con voce lamentosa. Evidentemente aveva una sbronza triste.“Un mese è lungo Cri” gli ho risposto, impassibile, poi ho girato sui tacchi e me ne sono andata. Non so come ho fatto a mantenere in controllo sulla mia faccia, perché dentro di me volevo scoppiare a piangere e urlare.