lunedì 21 maggio 2007

LE REGOLE DELL'AMORE

Quello che segue è l'inizio di una commedia rosa che si trova attualmente in fase di preparazione. Sono proprio le prime parole del libro.
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Non che fosse orgoglioso del proprio passato.
Aveva avuto troppe donne per ricordare il volto di ognuna di loro. Però questo non credeva di meritarlo.Non credeva proprio di meritare questo.
Daniel se ne stava lì, impalato, nel bel mezzo della chiesa addobbata, in un trionfo di roselline gialle e bianche, e cascate di mimose.
Le rose gialle portano male, ricordò confusamente di aver pensato, quando lui e Ambra erano andati a scegliere i fiori. E poi, a chi piacciono quelle stupide palline di polline che ti entra nel naso e ti fa starnutire?
Eppure, le mimose gli erano piaciute. Gli erano perfino sembrate simpatiche quella mattina, mentre entrava in chiesa e osservava con un brivido di soddisfazione e di panico le facce colme di aspettativa degli invitati già presenti.
Stava una favola, con quell'abito scuro e la cravatta di seta grigia, i capelli corti sempre un po' spettinati come piaceva a lui, e gli occhiali rettangolari dalla montatura leggera, che gli davano un'aria furbetta e irresistibile. Se non fosse stato per quella piccola ruga di preoccupazione sulla fronte, che si faceva più profonda man mano che trascorrevano i minuti.
Aveva camminato avanti e indietro lungo la navata centrale della chiesa, ormai conosceva quasi il pavimento a memoria. Si era piazzato accanto alla porta e aveva strizzato gli occhi per ripararli dal sole primaverile nel tentativo di guardare il più lontano possibile, in caso fosse riuscito a scorgere una macchina in lontananza. Poi era tornato accanto all'altare e, sospirando, si era rassegnato a mettersi seduto.
In quel preciso momento, mentre Daniel cercava di rassegnarsi a pazientare, una macchina blu lucidissima e tutta infiocchettata si era fermata sul piazzale. Ne era scesa Melissa, l'abito lungo di un cremisi che faceva risaltare i suoi occhi verdi e i capelli color rame, che si era precipitata fuori dall'auto e si era lanciata in una specie di corsa, per quanto i tacchi da dieci centimetri glielo permettessero. Melissa aveva raggiunto in tutta fretta suo fratello vicino all'altare. Daniel si era alzato e aveva accostato l'orecchio al volto di Melissa, che stava ripetendo come una cantilena:
"Non viene più! Ambra non viene più!"
Daniel fece finta di non capire, o di non sentire. Si guardò attorno spaesato, circondato di rose gialle e bianche, e di mimose. Tra la folla ci fu un mormorio generale, qualche colpo di tosse. Alcuni scuotevano la testa, altri facevano spallucce.
Com'era possibile? Decine di donne avrebbero fatto carte false per uscire con lui, almeno cinque o sei gli avevano lasciato le chiavi di casa anche se lui non le aveva mai chieste. Tre avevano cercato di piazzarsi nel suo appartamento in pianta stabile. Ma una, l'unica che lui aveva scelto... l'aveva piantato. E non in maniera rapida e indolore. L'aveva lasciato. Davanti all'altare. Il giorno del loro matrimonio.
Questo, Daniel ne era convinto, proprio non lo meritava.

martedì 1 maggio 2007

L'ESECUTORE DEGLI ORDINI

Far vivere dei personaggi è qualcosa che adoro: persarli, vederli con gli occhi della mente, sentire che sono veri.
Diego Ventura è un personaggio che ho creato per un esercizio del Centro sperimentale di cinematografia.
Questo è l'inizio della sua avventura...
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"Il piano è fin troppo semplice” pensa Diego Ventura quando Antonio Moreno lo convoca per affidargli un nuovo lavoretto. Gli “altri” si occuperanno di tenere a bada gli Africani, durante l’incursione al ristorante somalo, mentre Diego dovrà mirare dritto alla testa del capo di quella banda male assortita, un tale dall’aria sudicia che si fa chiamare Aniello. Se questo è davvero il suo nome, Diego non lo sa, e nemmeno gli interessa. Antonio gli assicura che Aniello ci sarà, in quel ristorante, e Diego non ha bisogno di sapere altro. Il gruppo di Belmonte è abbastanza leggero, saranno in quattro lui compreso, ma la novità è che il figlio di Moreno sarà accompagnato da un vecchio affiliato e da un nuovo arrivato, un certo Valerio. Appena vede Valerio, nella testa di Diego scatta una molla: il suo istinto e la sua prima impressione di una persona o di una situazione lo tradiscono raramente, e Diego – senza sapere neanche lui da che cosa gli derivi quella sensazione – sa che quel ragazzo è dotato di un carisma non indifferente. Ma non c’è tempo per pensare, bisogna agire. L’incursione non va esattamente come Antonio Moreno aveva predetto, c’è una mischia, molti spari di pistola, tavoli divelti e utilizzati come protezioni. Aniello non c’è, dannazione. Diego fredda un certo numero di avversari, la sua mira è infallibile, e mentre scarica la sua pistola coglie con la coda dell’occhio un movimento: Valerio si prende una pallottola di striscio per buttare a terra Giovanni, che si sta comportando da pazzo, e salvargli la vita. La maggior parte degli Africani sono in una pozza di sangue, ma la cosa più saggia che il gruppo di Belmonte può fare è ritirarsi. Diego afferra il braccio ancora sano di Valerio, gli fa segno di venire fuori da quell’inferno di colpi.

A Diego non piace lavorare così, le informazioni sbagliate fanno perdere tempo e, spesso, la vita. Eppure a Moreno non importa di averli quasi mandati al macello. Dopo un po’ lo convoca di nuovo. “Questa volta è sicuro” gli dice senza aggiungere altro: nel loro mondo non esistono scuse per le istruzioni sbagliate, tanto meno da parte di Antonio. Altra azione contro gli Africani, altro giro, altro regalo. Valerio è guarito dalla ferita superficiale, partecipa anche lui, insieme a Giovanni e a un altro. Ufficialmente, il compito di Diego è sempre lo stesso: fare fuori Aniello. Concretamente, questa missione è un’altra roulette russa, e Diego ne ha anche un po’ abbastanza. Questa volta succede qualcosa di imprevedibile però, gli spari provengono dagli Africani, ma anche dalle proprie fila. Valerio spara a Giovanni Moreno. Diego ha visto tutto perfettamente. In un secondo mille domande folgorano la sua mente, ma lui ha già capito chi è veramente Valerio. Valerio è il nuovo leader. Diego si rende conto che l’altro di Belmonte ha visto tutto, mira al suo petto, un centro perfetto. Diego e Valerio si allontanano da lì, tra loro si è appena creata una tacita alleanza.