Quello che segue è l'inizio di una commedia rosa che si trova attualmente in fase di preparazione. Sono proprio le prime parole del libro.
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Non che fosse orgoglioso del proprio passato.
Aveva avuto troppe donne per ricordare il volto di ognuna di loro. Però questo non credeva di meritarlo.Non credeva proprio di meritare questo.
Daniel se ne stava lì, impalato, nel bel mezzo della chiesa addobbata, in un trionfo di roselline gialle e bianche, e cascate di mimose.
Le rose gialle portano male, ricordò confusamente di aver pensato, quando lui e Ambra erano andati a scegliere i fiori. E poi, a chi piacciono quelle stupide palline di polline che ti entra nel naso e ti fa starnutire?
Le rose gialle portano male, ricordò confusamente di aver pensato, quando lui e Ambra erano andati a scegliere i fiori. E poi, a chi piacciono quelle stupide palline di polline che ti entra nel naso e ti fa starnutire?
Eppure, le mimose gli erano piaciute. Gli erano perfino sembrate simpatiche quella mattina, mentre entrava in chiesa e osservava con un brivido di soddisfazione e di panico le facce colme di aspettativa degli invitati già presenti.
Stava una favola, con quell'abito scuro e la cravatta di seta grigia, i capelli corti sempre un po' spettinati come piaceva a lui, e gli occhiali rettangolari dalla montatura leggera, che gli davano un'aria furbetta e irresistibile. Se non fosse stato per quella piccola ruga di preoccupazione sulla fronte, che si faceva più profonda man mano che trascorrevano i minuti.
Aveva camminato avanti e indietro lungo la navata centrale della chiesa, ormai conosceva quasi il pavimento a memoria. Si era piazzato accanto alla porta e aveva strizzato gli occhi per ripararli dal sole primaverile nel tentativo di guardare il più lontano possibile, in caso fosse riuscito a scorgere una macchina in lontananza. Poi era tornato accanto all'altare e, sospirando, si era rassegnato a mettersi seduto.
In quel preciso momento, mentre Daniel cercava di rassegnarsi a pazientare, una macchina blu lucidissima e tutta infiocchettata si era fermata sul piazzale. Ne era scesa Melissa, l'abito lungo di un cremisi che faceva risaltare i suoi occhi verdi e i capelli color rame, che si era precipitata fuori dall'auto e si era lanciata in una specie di corsa, per quanto i tacchi da dieci centimetri glielo permettessero. Melissa aveva raggiunto in tutta fretta suo fratello vicino all'altare. Daniel si era alzato e aveva accostato l'orecchio al volto di Melissa, che stava ripetendo come una cantilena:
"Non viene più! Ambra non viene più!"
Daniel fece finta di non capire, o di non sentire. Si guardò attorno spaesato, circondato di rose gialle e bianche, e di mimose. Tra la folla ci fu un mormorio generale, qualche colpo di tosse. Alcuni scuotevano la testa, altri facevano spallucce.
Com'era possibile? Decine di donne avrebbero fatto carte false per uscire con lui, almeno cinque o sei gli avevano lasciato le chiavi di casa anche se lui non le aveva mai chieste. Tre avevano cercato di piazzarsi nel suo appartamento in pianta stabile. Ma una, l'unica che lui aveva scelto... l'aveva piantato. E non in maniera rapida e indolore. L'aveva lasciato. Davanti all'altare. Il giorno del loro matrimonio.
Questo, Daniel ne era convinto, proprio non lo meritava.
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