Non saprei come definire quello che segue se non "prologo".
L'ho scritto tanti anni fa.
Questa introduzione permetteva di addentrarsi nei sentimenti contrastanti, attrazione e repulsione, di Damon - il protagonista maschile della storia fantasy - nei confronti di una donna misteriosa che gli appare costantemente in sogno.
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Ho sognato…anche stanotte l’ ho sognata.
Sogno e incubo, figura di tenebra ammantata di luce, amara tortura così lieve che sussurra parole alle mie orecchie mentre dormo. Lei è così bella…e così terribile!
I suoi occhi mi perseguitano durante la notte, sono specchi scuri e profondi, e guardandoli io vedo me stesso: ciò che sono stato, ciò che sarò…ciò che sono. Lei vede me, mi scruta, posso sentire il suo tocco delicato come il petalo di una rosa sulla mia anima, mi sfiora e mi accarezza con delicatezza possessiva, mi conosce in ogni minimo particolare. Lei conosce me, ma io non so chi sia. Non so perché mi appaia in sogno durante le mie notti inquiete,non so perché mi osservi, non capisco cosa voglia da me.
Non è un’illusione, io so che lei, da qualche parte di questo mondo, esiste, respira, cammina. Il sogno è troppo reale per essere solo una mia fantasia. Io la vedo. A volte è così vicina che ho l’impressione di poterla toccare: mi basterebbe sollevare la mano, allungare le dita nella sua direzione per raggiungerla, ma ogni volta che la notte lei è con me non oso farlo. Forse perché la temo, forse perché ho paura che un solo movimento, un respiro o un sussurro troppo rumoroso possano farla fuggire lontano. Lei però, quando viene a trovarmi in sogno, rimane sempre, non mi abbandona fino a quando il cielo, invidioso, ostile, sdegnato della sua tenebra, non si tinge di rosa e i primi raggi del sole non si posano sulla terra addormentata riportandola in vita. È in quel momento, quando la sua figura oscura viene rischiarata dall’Aurora, che mi lascia per ritornare nella sua ombra protettiva, abbandonandomi lì, solo e spaventato, come un bambino che nel buio della propria stanza piange per la paura delle forme che, nella notte, sembrano prendere vita ed animarsi.
Io temo la sua tenebra ma lei rifugge la luce, questo l’ ho capito. La luce la colpisce e la ferisce, le fa male. A volte sembra talmente debole! Ma è molto potente, lo sento. Sento il potere scorrere forte lungo il suo corpo, fluire nelle sue vene come un liquido dolce e amaro, inebriante, elettrizzante. In confronto a lei io sono debole, inerme; davanti a lei le mie certezze svaniscono; i suoi occhi di specchio mi mostrano continuamente gli errori che ho compiuto e che mai compirò…incessantemente. E in un istante mi ritrovo a temere per ogni mio gesto, perché lei mi mostra che sarà inevitabilmente sbagliato, che non c’è niente che io possa fare per cambiare il futuro. E mi ritrovo a sperare che se ne vada, che lasci i miei sogni, che non mi sveli quello che sarà… Come può illuminare in questo modo la mia mente, con la conoscenza dei miei futuri fallimenti, quando lei è una figura di tenebra, come? Ma allo stesso tempo la voglio con me..
Non so nemmeno io cosa voglio. Non la conosco. Non l’ ho mai vista. Ma so che è reale almeno quanto lo sono io, anche se non posso dire da dove mi giunga questa consapevolezza: in sogno vedo solo i suoi occhi nei quali mi rifletto, la sua figura che si staglia nell’oscurità, così netta come una sagoma ritagliata nel cartone. Nient’altro. Ma so che è bella, molto bella.
Non conosco il suo nome, sempre che ne abbia uno. Eppure sono certo di una cosa: non potrò mai dimenticare i suoi occhi, profondi come l’oceano, obliqui, misteriosi.
Riconoscerei quegli occhi tra mille.
È l’unica certezza che mi è rimasta, ormai.
Sogno e incubo, figura di tenebra ammantata di luce, amara tortura così lieve che sussurra parole alle mie orecchie mentre dormo. Lei è così bella…e così terribile!
I suoi occhi mi perseguitano durante la notte, sono specchi scuri e profondi, e guardandoli io vedo me stesso: ciò che sono stato, ciò che sarò…ciò che sono. Lei vede me, mi scruta, posso sentire il suo tocco delicato come il petalo di una rosa sulla mia anima, mi sfiora e mi accarezza con delicatezza possessiva, mi conosce in ogni minimo particolare. Lei conosce me, ma io non so chi sia. Non so perché mi appaia in sogno durante le mie notti inquiete,non so perché mi osservi, non capisco cosa voglia da me.
Non è un’illusione, io so che lei, da qualche parte di questo mondo, esiste, respira, cammina. Il sogno è troppo reale per essere solo una mia fantasia. Io la vedo. A volte è così vicina che ho l’impressione di poterla toccare: mi basterebbe sollevare la mano, allungare le dita nella sua direzione per raggiungerla, ma ogni volta che la notte lei è con me non oso farlo. Forse perché la temo, forse perché ho paura che un solo movimento, un respiro o un sussurro troppo rumoroso possano farla fuggire lontano. Lei però, quando viene a trovarmi in sogno, rimane sempre, non mi abbandona fino a quando il cielo, invidioso, ostile, sdegnato della sua tenebra, non si tinge di rosa e i primi raggi del sole non si posano sulla terra addormentata riportandola in vita. È in quel momento, quando la sua figura oscura viene rischiarata dall’Aurora, che mi lascia per ritornare nella sua ombra protettiva, abbandonandomi lì, solo e spaventato, come un bambino che nel buio della propria stanza piange per la paura delle forme che, nella notte, sembrano prendere vita ed animarsi.
Io temo la sua tenebra ma lei rifugge la luce, questo l’ ho capito. La luce la colpisce e la ferisce, le fa male. A volte sembra talmente debole! Ma è molto potente, lo sento. Sento il potere scorrere forte lungo il suo corpo, fluire nelle sue vene come un liquido dolce e amaro, inebriante, elettrizzante. In confronto a lei io sono debole, inerme; davanti a lei le mie certezze svaniscono; i suoi occhi di specchio mi mostrano continuamente gli errori che ho compiuto e che mai compirò…incessantemente. E in un istante mi ritrovo a temere per ogni mio gesto, perché lei mi mostra che sarà inevitabilmente sbagliato, che non c’è niente che io possa fare per cambiare il futuro. E mi ritrovo a sperare che se ne vada, che lasci i miei sogni, che non mi sveli quello che sarà… Come può illuminare in questo modo la mia mente, con la conoscenza dei miei futuri fallimenti, quando lei è una figura di tenebra, come? Ma allo stesso tempo la voglio con me..
Non so nemmeno io cosa voglio. Non la conosco. Non l’ ho mai vista. Ma so che è reale almeno quanto lo sono io, anche se non posso dire da dove mi giunga questa consapevolezza: in sogno vedo solo i suoi occhi nei quali mi rifletto, la sua figura che si staglia nell’oscurità, così netta come una sagoma ritagliata nel cartone. Nient’altro. Ma so che è bella, molto bella.
Non conosco il suo nome, sempre che ne abbia uno. Eppure sono certo di una cosa: non potrò mai dimenticare i suoi occhi, profondi come l’oceano, obliqui, misteriosi.
Riconoscerei quegli occhi tra mille.
È l’unica certezza che mi è rimasta, ormai.
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